Titolo: La casa dei Krull
Autore: Georges Simenon
Casa Editrice: Adelphi

Scritto nel 1938 e pubblicato l’anno successivo, questo romanzo dello scrittore belga Georges Simenon ha come tematiche centrali l’intolleranza e la xenofobia, la paura verso culture diverse e le incomprensioni che questa paura può far nascere. Incomprensioni che, nel caso dell’opera, avranno risvolti tragici. Il libro sembra quasi una profezia alla luce dei fatti che hanno interessato il mondo a partire dal 1939: lo scoppio della seconda guerra mondiale e tutto quello che il potere nazista porterà come conseguenza.
I Krull sono una famiglia di tedeschi naturalizzati francesi. Benché tutti e tre i figli di Maria e Cornelius Krull siano nati in Francia, le discriminazioni nei loro confronti sono molto pesanti e persistenti nel tempo. L’emporio che possiedono vicino alla chiusa, centro di passaggio delle navi, non è frequentato dai residenti del posto, ma solo dai marinai e dalle loro famiglie. Tanto basta per far sentire i Krull totalmente estranei e indesiderati. La loro casa è come un’entità a parte nel piccolo paesino francese, dove ogni episodio spiacevole  che accade è sempre associato a loro, alla famiglia tedesca. Benché vivano lì da più di vent’anni i Krull non hanno nessun amico francese e nonostante i loro sforzi ogni scusa è buona per incolparli di qualcosa.
Ma questa è solo la ricostruzione del contesto che, in un romanzo come questo, è in un certo senso la parte fondamentale. Infatti, senza questa contestualizzazione la trama non potrebbe svilupparsi fino ad arrivare ad un epilogo che, vi confesso, mi ha lasciato l’amaro in bocca. Tutto ha inizio all’arrivo del cugino Hans dalla Germania. Tanto basta per cominciare a guardare la casa dei poveri Krull con ancora più sospetto e astio. Il violento assassinio di una ragazza del posto sarà solo la scintilla che farà scattare un tragico malinteso (?) che porterà lo scompiglio in casa Krull. Tutto è raccontato nei minimi dettagli, dalla descrizione dei luoghi a quelli dei personaggi. I rumori, i suoni, le urla di gioia e di dolore, gli odori. Tutto, ma proprio tutto è descritto minuziosamente e sapientemente. Vi sembrerà di vedere con i vostri occhi i loro movimenti, le loro espressioni; di toccare con mano e di poter annusare con le vostre narici. Forse quello che mi ha lasciato più perplessa è stato il finale, troppi sono i punti interrogativi con cui ahimè ci lascerà Simenon. Proprio come uno dei protagonisti dovremo lasciare in fretta quella casa e nessuno mai risponderà alle tantissime domande che ci attanagliano riguardo quei personaggi che abbiamo imparato a conoscere e ad amare in sole 200 pagine.
Si tratta di un romanzo che può far aprire gli occhi riguardo tante problematiche del tempo passato, ma soprattutto presente: il fenomeno dell’immigrazione e tutto quello che ne deriva. Un po’ storico, un po’ giallo, resterete coinvolti da questo romanzo che vi lascerà con il fiato sospeso fino alla fine (e anche oltre).

Buona lettura!